L’interesse dei fondi sul dossier Zucchi

La Zucchi spa finisce nel mirino dei fondi di private equity specializzati in ristrutturazioni industriali. Il gruppo, infatti, ha presentato nei giorni scorsi al Tribunale di Milano la domanda di pre-concordato sulla base dell’art. 161 comma 6 della Legge Fallimentare e avrebbe dato mandato a  EY il compito di cercare soggetti finanziari o industriali che siano interessati a investire nel gruppo.

A margine dell’assemblea del 20 aprile, l’amministratore delegato Giovanni Battista Vacchi aveva inoltre affermato: «Abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse interlocutorie da diverse parti del mondo, siamo una società con un patrimonio così forte che mi aspettavo un riscontro di questo genere».

Il pre-concordato, dice la legge, concede un periodo di 60-120 giorni durante i quali si è al riparo di azioni esecutive, la società potrebbe preparare una richiesta completa di ristrutturazione dei debiti o di un piano concordatario. Successivamente, Zucchi ha infatti l’obiettivo di depositare un ricorso per l’omologazione di un nuovo accordo di ristrutturazione dei debiti ai sensi dell’art. 182-bis Legge Fallimentare, dopo quello firmato nel marzo 2013 con le banche.

A oggi così il capitale di Zucchi è controllato dal portiere della Juve, Gigi Buffon (56%) e da tre delle quattro banche creditrici (Unicredit 4,7%, Intesa Sanpaolo 3,4% e Bpm 2,5%). A fine febbraio Zucchi l’indebitamento finanziario netto del gruppo era di 85,3 milioni, in calo di circa 7,4 milioni dai 92,7 milioni di fine 2014.

Noemi

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