La Sga verso il ruolo di bad bank sistemica

La bad bank italiana, invocata dai ministri dell’economia dei Paesi membri d’Europa riuniti nell’Ecofin, sembra aver trovato un nome: Sga. 

La società di gestione degli attivi creata nel 1997 per il salvataggio e il risanamento del Banco di Napoli, e oggi controllata dal Tesoro, sta infatti assumendo un ruolo sempre più centrale nella partita degli non performing loans, in particolare dopo l’incarico, tramite decreto, di acquisire quasi 17 miliardi di non performing loans di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Che la direzione di un maggiore ruolo sistemico della Sga sia definita lo si capisce dalla nomina dei vertici avvenuta la scorsa settimana. Nella carica di amministratore delegato è stata infatti designata una professionista operativa, Marina Natale (nella foto), già responsabile delle strategie del gruppo Unicredit e membro del cda di Mediobanca. In qualità di presidente del nuovo consiglio di amministrazione, che resterà in carica per il periodo 2017-2019, è stato poi nominato Alessandro Rivera, dirigente generale della direzione sistema bancario e finanziario – affari legali del Mef, e nel board della società con sede a Napoli siederà anche Domenico Iannotta, dirigente del dipartimento del Tesoro.

Oggi 13 luglio il cda si riunisce a Roma per la prima volta per definire gli aspetti tecnici. I lavori sono infatti solo all’inizio e per passare all’azione bisognerà aspettare che gli sviluppi dei giorni scorsi si trasformino in decisioni operative, passaggio che il sempre articolato calendario europeo colloca all’autunno.

Quello che è certo, ha spiegato Natale a financecommunity.it, è che “il progetto che abbiamo in mentre è quello di gestire e recuperare gli npl delle venete e lavorare per dare alla Sga un ruolo più sistemico, quindi coinvolgendo altre realtà interessate ad affidare alla società di gestione i propri crediti”. Nei prossimi giorni si capirà come questo progetto si tradurrà a livello pratico.

La Sga ha inoltre il compito di avvicinarsi agli obiettivi di recupero indicati nella relazione tecnica al decreto sulla base dei calcoli Bankitalia: recuperare 9,9 miliardi dalla gestione delle sofferenze venete e portare in positivo il conto finale per la finanza pubblica. Il prezzo è proprio uno dei punti cruciali. Il successo dell’iniziativa è legato al valore a cui i crediti saranno trasferiti dalle banche al veicolo, che deve essere necessariamente più alto di quello offerto dai fondi speculativi, ma non troppo elevato da configurare un potenziale aiuto di stato. Mentre la diversità dei portafogli dei singoli istituti potrebbe rendere preferibile una soluzione di partecipazione volontaria da parte delle banche interessate.

Quanto alla gestione degli npl, le linee guida emanate dalla Banca centrale europea consentono più opzioni, dalla gestione inhouse alla cartolarizzazione fino alla cessione tout court. 

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